Elogio della follia

Volevo nascondermi è un film molto bello, che ha fatto incetta agli ultimi David, con Elio Germano nel ruolo di Antonio Ligabue, il pittore folle che a causa delle sue frequenti crisi di nervi condusse una vita misera e in solitudine, entrando e uscendo dai manicomi, vittima dello scherno di bambini e adulti. Eppure, uno degli artisti più influenti del secolo scorso. 

Il concetto di normalità viene usato con frequenza e in modo spesso discriminatorio nella società d’oggi, che addita gli anormali come persone che non rientrano in alcuni tipici tratti comportamentali. Il diverso, il ribelle, chi non si conforma in qualche modo al volere della massa, è da qualcuno visto con curiosità, dalla massa stessa deriso. Quei bambini che si facevano branco per prendere in giro il matto del paese sono stati dimenticati dalla Storia, la loro vita è apparsa in tutta la sua inconsistenza, m’è sembrato evidente che fossero loro i folli e non Ligabue. Che siano i cosiddetti normali a mettere paura, quelli da cui scappare, chi sta al mondo senza disperazione alcuna, senza cercare scampo dalla sconcertante inutilità della propria esistenza, accontentandosi a non porre rimedio in qualche modo a questo, ma cercando l’effimero in ogni cosa. 

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